Ieri sera mentre guardavo il programma “Le Iene” ho avuto modo di apprendere la storia di un giovane lavoratore che dopo aver consumato del pane ai semi di papavero è risultato positivo ai test tossicologici sul lavoro previsti per legge.
Assurdo ma vero, consumando pane ai semi di papavero è stato possibile riscontare la presenza di alcaloidi oppiacei nelle urine. Cerchiamo di capire qualcosa in più.
Gli alcaloidi oppiacei più conosciuti sono la codeina e la morfina. Gli effetti di queste sostanze erano già note ai Sumeri quasi 5000 mila anni fa, solo nel XIX secolo un chimico tedesco identificò il principio attivo, la morfina. Oggi gli oppiacei sono utilizzati nella terapia del dolore dalla medicina convenzionale.
Il nostro corpo è in grado di produrre delle sostanze simili ovvero le endorfine sostanze oppiacee endogene prodotte dal cervello e dotate di proprietà analgesiche ed eccitanti; le endorfine sono rilasciate in particolari condizioni fisiologiche ad esempio durante l’attività fisica, il sesso e mangiando cioccolato.
Queste sostanze hanno anche degli effetti collaterali più o meno gravi che dipendono dalla dose, dalla frequenza e dalle modalità di assunzione: nausea, vomito, stipsi, disturbi cognitivi, convulsioni, sedazione, prurito, sudorazione, depressione respiratoria.
Già diversi anni fa l’EFSA aveva espresso il suo parere le sugli alcaloidi oppiacei dichiarando la sua preoccupazione per i consumatori soprattutto per le difficoltà nel raccogliere dati di consumo sufficienti I semi di papavero non contengono alcaloidi, questi vengono contaminati dagli alcaloidi oppiacei della linfe della pianta a causa dei metodi utilizzati per la raccolta. Sembrerebbe possibile ovviare a questo problema migliorando le tecniche di raccolta.
Ad ogni modo iil gruppo di esperti che ha analizzato la questione ha riportato solo pochi casi effetti avversi legati al consumo di semi di papavero.
Non c’è da preoccuparsi per quanto riguarda il consumo dei semi di papavero ovviamente meglio non farlo prima di sottoporsi ai test tossicologici. In questi casi potrebbe essere di aiuto sviluppare dei test più specifici per riconosciute la positività al test da consumo di droghe dalla “contaminazione” alimentare.