di Chiara Volpe
Vi è mai capitato di vedere attraverso la vetrina della panetteria del pane nero che spicca tra tutti gli altri? Bene: è pane al carbone vegetale.
La moda del pane nero nasce dal fatto che molte persone non digeriscono bene; se durante il pasto mangiano del pane, poi devono combattere con un fastidioso senso di pesantezza, gonfiore dello stomaco e flatulenze. Visto che da molti anni il carbone vegetale viene impiegato per produrre integratori naturali utili a sgonfiare la pancia e favorire la digestione, si è pensato bene di aggiungere questo ingrediente come additivo al prodotto tradizionale in modo tale da reinventare un bene che gli italiani amano ma che non crea problemi digestivi.
Questa moda inarrestabile non ha risparmiato nemmeno pizza , cornetti e addirittura il panettone che da “classico” è diventato “al carbone vegetale”.
Innanzi tutto: cos’è il carbone vegetale?
Come definisce l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), tale sostanza, detta anche “nero vegetale”, è una forma di carbone finemente suddivisa, prodotta mediante attivazione a vapore di materie prime di origine vegetale carbonizzate. Infatti deriva dalla combustione di substrati vegetali in condizioni varie di temperata e ossigeno, in cui sono utilizzati ad esempio legno di pioppo o gusci di noci.
Il caso è scoppiato lo scorso 5 Gennaio in Puglia (proprio nella terra del famosissimo pane di Altamura!), quando la Forestale del Comando Regionale ha sequestrato merce a 12 panificatori che producevano e commercializzavano “pane, focaccia e bruschette al carbone vegetale”; questi sono stati denunciati con le accuse di frode nell’esercizio del commercio e produzione di alimenti trattati in modo da variarne la composizione naturale con aggiunta di additivi chimici non autorizzati dalla legge.
Eh si, è proprio così: la legislazione nazionale e quella europea vietano espressamente l’utilizzo di colorante nella produzione di pane. E ben pochi lo sanno.
Allora dovrebbero essere ritirati anche tutti gli altri prodotti che lo contengono?
No. Infatti il Ministero della Salute ci chiarisce che “è ammissibile la produzione di un “prodotto della panetteria fine” denominato come tale, che aggiunga agli ingredienti base (acqua, lievito e farina), tra gli altri, anche il carbone vegetale come additivo colorante e nelle quantità ammesse dalla regolamentazione europea in materia”; questa categoria include prodotti sia dolci che salati come fette biscottate e crackers. Invece per quanto concerne l’argomento “pane”, afferma che “non è ammissibile denominare come “pane” il prodotto di cui al punto 1, ne’ fare riferimento al “pane” nella etichettatura, presentazione e pubblicità dello stesso, tanto nel caso in cui trattasi di prodotto preconfezionato quanto nel caso di prodotti sfusi”. Fate attenzione a questo punto perché risulta essere una normativa poco chiara che vieta l’utilizzo di additivi e coloranti nella panificazione, ma sembra ammettere l’utilizzo di E153 purché il prodotto finale non si chiami “pane”.
È e sarà ancora lungo il dibattito circa questo argomento, dividendo in due i pareri non solo degli italiani ma anche del mondo interno. Basti pensare che, contrariamente all’Europa, in America questo additivo è vietato! La “Food and Drug Administration” (Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali del governo americano) infatti teme che essendo generato da una combustione, possa essere cancerogeno. Invece l’Efsa, ha ritenuto che gli effetti cancerogeni e genotossici osservati in seguito all’esposizione ad estratti di carbone nero, possano essere attribuiti agli idrocarburi policiclici aromatici derivati dal materiale d’origine utilizzato per la produzione del carbone; tuttavia ha ammesso che il suo utilizzo resta sicuro poiché qualora presenti, tali sostanze, sarebbero in concentrazioni irrilevanti considerando la mancanza d’assorbimento del carbone vegetale e a condizione che il materiale in commercio contenga meno di 1,0 μg/kg di idrocarburi policiclici aromatici cancerogeni residui, espressi come μg/kg di benzopirene. È da sottolineare però che il parere dell’Efsa risale al 2012; quindi non escludiamo che tale autorità possa tornare ad esprimersi sull’argomento.
E allora riflettiamo ancora.… Se le quantità utilizzate come additivo nelle preparazioni alimentari sono talmente esigue da non poterlo paragonare e classificare come un alimento funzionale, come può risultare efficace nella soluzione dei disturbi sopra citati e per i quali è pubblicizzato? Tra l’altro come cita sempre il Ministero della Salute “non è ammissibile aggiungere nella etichettatura, presentazione o pubblicità del prodotto di cui al punto 1 alcuna informazione che faccia riferimento agli effetti benefici del carbone vegetale per l’organismo umano, stante il chiaro impiego dello stesso esclusivamente quale additivo colorante”.
Diventiamo consumatori intelligenti, informiamoci sulle novità e scegliamo i prodotti in modo consapevole. Il carbone vegetale ad oggi è un semplice colorante presente in piccolissime quantità nell’alimento, e allora perché giustificare dei prezzi così alti per avere del pane semplicemente colorato? Io preferisco il pane tradizionale, e voi?
FONTI
– www.salute.gov.it/
– www.efsa.europa.eu/it/